B. arriva "all'orlo della situazione".
Più che un orlo era un muro, ma anche un pozzo completamente inaspettato sul suo cammino, un pozzo di cui non si vedeva il fondo.
B. ricevette una strana mail. Minacce.
Strano. Ne parlò con un suo amico che vedeva quotidianamente, il quale si mostrava interessato ai suoi studi, senza però capirne a fondo il linguaggio. Il tutto infatti sembrava uscito da un film di fantascienza, o roba del genere, ma andiamo avanti...
B se ne stava andando a dare un esame, e a qualche metro dall'entrata della Facoltà, una macchina nera gli si affiancò.
B. pensò di fermarsi credendo che il guidatore della bella macchina, dopo aver esitato un po' in quell'incrocio trafficato, se la sarebbe sbrigata velocemente nel girare e ripartire.
Con sua sorpresa il finestrino del guidatore si abbassò, e il tipo, straniero, invece di chiedere informazioni su dove e come raggiungere una qualsivoglia destinazione, disse a grandi linee: "falla finita o saremo costretti ad eliminarti".
Che pasticcio! Da come erano vestiti sembravano proprio dei Men in Black, ma non i simpaticoni visti al cinema nell'omonima serie.
martedì, gennaio 25, 2005
Parentesi pt. 2a
Il quaderno degli appunti cresceva in spessore al passare del tempo e della penna sul foglio.
B. era quantomai preso dal suo cercare e ricercare, e l'impegno nell'applicazione portava con sé meraviglie inaspettate, idee trascritte che una volta rilette sembrava incredibile che fossero state concepite e scritte da lui stesso.
Diceva di essere sull'orlo di qualcosa di veramente interessante, e che gli si stava aprendo dinnanzi uno spiraglio che lo avrebbe portato a fondere assieme molte teorie, per trovarne una nuova che le avrebbe superate tutte.
In effetti la cosa che più si avvicinava a descrivere questo suo 'presentimento', era che effettivamente un punto di svolta era vicino.
B. era quantomai preso dal suo cercare e ricercare, e l'impegno nell'applicazione portava con sé meraviglie inaspettate, idee trascritte che una volta rilette sembrava incredibile che fossero state concepite e scritte da lui stesso.
Diceva di essere sull'orlo di qualcosa di veramente interessante, e che gli si stava aprendo dinnanzi uno spiraglio che lo avrebbe portato a fondere assieme molte teorie, per trovarne una nuova che le avrebbe superate tutte.
In effetti la cosa che più si avvicinava a descrivere questo suo 'presentimento', era che effettivamente un punto di svolta era vicino.
domenica, gennaio 23, 2005
Parentesi
B. ha degli studi umanistici alle spalle che non lo hanno proprio soddisfatto, e così, al momento della grande scelta, ha optato per un ramo scientifico, i numeri saranno la sua prossima grande passione.
Studiare matematica teorica è dura, ma è quasi un divertimento per una mente affilata come quella di B., che ha la possibilità di cercare il punto dove numeri e letteratura si intersecano fino a fondersi, appagandolo di nuove risposte a domande rimaste in sospeso durante i suoi studi da adolescente.
B. è affascinato dagli scritti di Einstein, e da una miriade di altri divulgatori di scienza, e non c'è frase che possa descrivere la sua gioia nel constatare che, oltre a pagine di formule, queste menti celebri contribuivano e contribuiscono a produrre saggi letterari di enorme spessore.
Passando da teoremi a trattati, ad un certo punto B. si scontra con il mistero dei misteri, grande quanto quello della vita stessa, ma forse un po' più abbordabile in termini di complessità: quello del 'tempo'.
Gli studi proseguono e ai testi universitari consigliati vi si aggiungono scaffali di libri di approfondimento. B. scava a fondo percorrendo percorsi trasversali, tenendo sempre fermo il dito sul tema principale della sua personale ricerca. Oltre alle abbondanti letture, il grosso del lavoro viene sbrogliato su i quaderni di appunti, grazie ad un impegno costante e a doti intuitive fuori dal comune. Insieme, conoscenza e creatività fanno scintille.
Ed ecco come ad esempio riusciva anche a trovare delle falle tra le citazioni di uno dei suoi maggiori ispiratori. La frase di Einstein: "L'immaginazione è più importante della conoscenza" gli stava stretta.
Probabilmente il paragone del celebre scienziato tra 'immaginazione' e 'conoscenza' , non implica il fatto che l'immaginazione non ha bisogno della conoscenza. Forse, visti e conosciuti i suoi contributi alla scienza, E. con questa frase voleva dirci che la conoscenza è sterile se non c'è immaginazione, forse meglio intesa come atto creativo.
Probabilmente, la stessa frase ribaltata avrebbe avuto più senso, la conoscenza sarebbe stata confermata come cosa più importante, nulla togliendo all'importanza dell'immaginazione, visto che il "più importante che" non pregiudica l'importanza del secondo termine di paragone, e confermando la conoscenza come motore primo dell'Universo, indipendentemente dall'immaginazione. Ma sembra esserci ancora una certa confusione nella terminologia usata...
Intendeva forse E. entrare nei panni di Dio, il quale avendo già la conoscenza tutta aveva e ha un necessario bisogno di "immaginazione" per imprimere movimento al 'tutto'?
Oppure immaginazione e conoscenza devono andare necessariamente di pari passo. Immaginazione e conoscenza insieme sono la definizione stessa di creatività, anche se tutto dipende da chi e come queste vengano poi utilizzate.
...difficile dire se B. aveva visto giusto o se le sue considerazioni fossero solo il riflesso della troppa importanza che egli dava ai suoi pensieri.
E' importante cogliere la differenza tra immaginazione e creatività, e la conoscenza poi, è un termine sempre a rischio per noi, bisognerebbe saper distinguere il vero dal falso in assoluto, almeno limitatamente alla nostra percezione della realtà oggettiva, il che implica un osservatore tremendamente attento alla realtà che lo circonda. Non è cosa semplice; il ritenerlo possibile richiede un'immensa forza di volontà.
Studiare matematica teorica è dura, ma è quasi un divertimento per una mente affilata come quella di B., che ha la possibilità di cercare il punto dove numeri e letteratura si intersecano fino a fondersi, appagandolo di nuove risposte a domande rimaste in sospeso durante i suoi studi da adolescente.
B. è affascinato dagli scritti di Einstein, e da una miriade di altri divulgatori di scienza, e non c'è frase che possa descrivere la sua gioia nel constatare che, oltre a pagine di formule, queste menti celebri contribuivano e contribuiscono a produrre saggi letterari di enorme spessore.
Passando da teoremi a trattati, ad un certo punto B. si scontra con il mistero dei misteri, grande quanto quello della vita stessa, ma forse un po' più abbordabile in termini di complessità: quello del 'tempo'.
Gli studi proseguono e ai testi universitari consigliati vi si aggiungono scaffali di libri di approfondimento. B. scava a fondo percorrendo percorsi trasversali, tenendo sempre fermo il dito sul tema principale della sua personale ricerca. Oltre alle abbondanti letture, il grosso del lavoro viene sbrogliato su i quaderni di appunti, grazie ad un impegno costante e a doti intuitive fuori dal comune. Insieme, conoscenza e creatività fanno scintille.
Ed ecco come ad esempio riusciva anche a trovare delle falle tra le citazioni di uno dei suoi maggiori ispiratori. La frase di Einstein: "L'immaginazione è più importante della conoscenza" gli stava stretta.
Probabilmente il paragone del celebre scienziato tra 'immaginazione' e 'conoscenza' , non implica il fatto che l'immaginazione non ha bisogno della conoscenza. Forse, visti e conosciuti i suoi contributi alla scienza, E. con questa frase voleva dirci che la conoscenza è sterile se non c'è immaginazione, forse meglio intesa come atto creativo.
Probabilmente, la stessa frase ribaltata avrebbe avuto più senso, la conoscenza sarebbe stata confermata come cosa più importante, nulla togliendo all'importanza dell'immaginazione, visto che il "più importante che" non pregiudica l'importanza del secondo termine di paragone, e confermando la conoscenza come motore primo dell'Universo, indipendentemente dall'immaginazione. Ma sembra esserci ancora una certa confusione nella terminologia usata...
Intendeva forse E. entrare nei panni di Dio, il quale avendo già la conoscenza tutta aveva e ha un necessario bisogno di "immaginazione" per imprimere movimento al 'tutto'?
Oppure immaginazione e conoscenza devono andare necessariamente di pari passo. Immaginazione e conoscenza insieme sono la definizione stessa di creatività, anche se tutto dipende da chi e come queste vengano poi utilizzate.
...difficile dire se B. aveva visto giusto o se le sue considerazioni fossero solo il riflesso della troppa importanza che egli dava ai suoi pensieri.
E' importante cogliere la differenza tra immaginazione e creatività, e la conoscenza poi, è un termine sempre a rischio per noi, bisognerebbe saper distinguere il vero dal falso in assoluto, almeno limitatamente alla nostra percezione della realtà oggettiva, il che implica un osservatore tremendamente attento alla realtà che lo circonda. Non è cosa semplice; il ritenerlo possibile richiede un'immensa forza di volontà.
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